Convegno sulla denatalità: il primo figlio entro 36 anni

 

Nel corso del convegno ”Pochi figli: scelta o necessita’?”, promosso dalla SIMR, la Società italiana medicina della riproduzione, si è illustrato che solo il 30% delle donne italiane, che oggi ha un’età compresa tra i 30-34 anni, ha avuto il primo figlio entro i 28 anni, nella stessa coorte erano l’80% 20 anni fa e la stima delle nascite tende ad 1,3 figli per donna.
Questi ed altri dati sono stati divulgati, dallo studio effettuato circa un’indagine demografica su 4.800 donne italiane con età compresa tra i 20 e i 49 anni.
”L’incremento delle nascite registrate in questi ultimi anni (520 mila all’anno) – ha affermato Paolo De Sandre, demografo all’università di Padova – e’ solo il riflesso del boom demografico del ’64 (un milione 54 mila nati nell’anno) che ha fatto si’ che oggi ci siano più donne in età’ fertile”.
I fattori che favoriscono il posticipare la nascita del primo figlio tra i 30 e i 40 anni, sono il rinvio del matrimonio si ricordi che in Italia il 6% dei bambini nasce fuori dal matrimonio, contro il 30% della Francia, il 40% dell’Inghilterra, e oltre il 50% della Svezia. L’instabilità nel lavoro, i fattori economici, l’incertezza per il futuro dei nascituri e la sterilità. Il nucleo famigliare è molto diverso rispetto a 20 fa. Si resta a casa con i propri genitori anche con un lavoro stabile. Nel nord infatti ha un lavoro l’87% dei maschi e il 65% delle femmine tra i 25-34 anni, contro il 65% e il 27% al sud.
Le fecondità, in altre parole, ovvero la previsione di quanti figli le donne desiderano, per le femmine di 20-24 anni di età e’ di 2,1 figli (1,9 al nord e 2,3 al sud). La generazione che oggi ha 45-49 anni ha due figli per donna, quella tra i 30-34 1,7 e l’attesa per le ventenni e’ di 1,3.
”Questo dato – ha detto De Sandre – tiene conto dei comportamenti delle italiane negli ultimi 20 anni”. Risultato: il rapporto natalità- mortalità e’ inferiore a uno, anche se poi il movimento migratorio compensa questi dati. Per contro diminuiscono gli aborti, 0,3 per donna, e ad interrompere la gravidanza sono soprattutto le donne coniugate con figli.

La relazione di Ignazio DRUDI dell’Università di Bologna, riproponeva il tema apparso sulla stampa circa il consumo per figlio. Ribadiva nel concreto che una famiglia non benestante, con l’arrivo di uno o più figli doveva sostenere oneri economici gravosi e che gli stessi erano direttamente proporzionali, per durata, all’età in cui si avveniva la nascita del primo figlio. Un figlio maggiorenne senza lavoro e universitario, sempre secondo questi studi, veniva a costare circa 2 milioni al mese.

Altro dato significativo riguarda l’età in cui diminuisce la capacità di procreare nella donna. ” Il decremento delle fertilità registrato in questi ultimi anni – ha affermato Domenico GALATI, specialista ginecologo e segretario della SIMR- ci ha indotto a ricercarne le cause. L’epidemiologia ci indica che a partire dal 36° anno di età, si ha una brusca caduta della fertilità e questo senza che vi sia un fattore oggettivo determinabile” .

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