Sclerosi multipla e interferone beta-1a

Il trattamento comunemente accettato della sclerosi multipla recidivante consiste in terapie per i sintomi della malattia, compreso il trattamento delle esacerbazioni acute. Tuttavia attualmente (1997) non c’è alcuna terapia che modifichi la progressione della disabilità fisica associata alla malattia.

La sintomatologia della sclerosi multipla è estremamente mutevole, le placche hanno varia topografia, compaiono in tempi diversi.

  1. L’esordio è vario si può avere un inizio polisintomatico (55%), monosintomatico (45%), si può avere nell’ordine di frequenza difetto motore (s. piramidale), parestesie (fascio spinobulbotalamico), nevrite ottica (monolaterale), atassia (s. cerebellare), vertigine (nc. Vestibolari), marcia cerebellare.
  2. Nel periodo di stato si hanno segni piramidali (fascio cortico-spinale) caratterizzato da precoce ed acuto disturbo della motilità volontaria con maggiore faticabilità, impaccio motorio soggettivo, paresi, paralisi che con il progredire della malattia tendono a divenire evidenti, simmetrici. Segni cerebellari con marcia atasso-spostica e disartria. Disturbi della vista con recupero totale e parziale. Nevrite ottica retrobulbare con acutezza visiva diminuita, scotaoma centrale, spesso residuo, dolore orbitario. Disturbi dei nervi cranici si può avere diplopia, paralisi facciale di tipo periferico, vertigine. Disturbi della sensibilità sotto forma di parestesie, alterazioni della pallestesia e del senso di posizione, per lesioni dei fasci spinobulbotalamici con disestesie sotto forma di bruciori, prurito, freddo, da riferire all’interessamento dei fasci spinotalamici.

E’ stato condotto uno studio multicentrico in America per determinare se l’interferone beta-1a possa rallentare la disabilità neurologica progressiva e irreversibile della sclerosi multipla recidivante. L’interferone beta-1a, alla dose di 6 milioni di unità, è stato somministrato una volta alla settimana mediante iniezione intramuscolare, a pazienti affetti da sclerosi multipla recidivante in doppio-cieco, controllato con placebo. La variabile primaria di valutazione dello studio è stato il tempo di progressione della disabilità mantenuta nel tempo di almeno un punto alla scala ampliata dello stato di disabilità di Kurtzke. Il trattamento con interferone beta-1a ha determinato un ritardo statisticamente significativo nel tempo di progressione della malattia ( Lawrence D. Jacobs et alii). La stima secondo il metodo Kaplan-Meier sulla percentuale di pazienti in progressione al termine delle 104 settimane è stata del 34,9% nel gruppo trattato con placebo e del 21,9% nel gruppo trattato con interferone beta-1a. I pazienti trattati con interferone beta-1a hanno anche presentato un minor numero di esacerbazioni, un numero e un volume di lesioni cerebrali significativamente inferiori, evidenziate mediante risonanza magnetica nucleare con gadolino. Dopo due anni, il tasso di esacerbazioni per anno è stato di 0,9 nei pazienti trattati con placebo contro 0,61 nei pazienti trattati con interferone beta-1a. Non si sono manifestati effetti collaterali gravi correlati al trattamento. L’interferone beta-1a ha avuto un impatto significativamente favorevole sui pazienti con sclerosi multipla recidivante riducendo la progressione della disabilità fisica permanente, il tasso di esacerbazioni e l’attività della malattia valutata in base alle dimensioni delle lesioni cerebrali evidenziate dalla RMN con gadolino. Questo trattamento può modificare il decorso naturale della sclerosi multipla recidivante.

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